[QUANDO I BAMBINI FANNO …CLICK]

C’è un tema su cui sono particolarmente sensibile: i bambini.

La tutela dei bambini deve essere sempre una priorità in qualsiasi comunità.

Oggi deve esserlo soprattutto nella comunità web, dove di “caramelle dagli sconosciuti” ce ne sono per tutti i gusti.

I pericoli della strada non ci hanno mai impedito di scendere in strada col pallone sotto braccio, i pericoli del web non devono impedire ai più piccoli di navigarci.

Del resto, per me, che sono un futurista nel midollo, bambini + web = futuro.

E allora la domanda è: che futuro stiamo dando ai nostri figli se non siamo in grado di costruire immediatamente dei sistemi di protezione che gli consentano di navigare in totale autonomia e in totale sicurezza nel mondo web?

Sapete come la penso sulla obsolescenza del sistema scolastico italiano e sul fatto che i ‘click’, i ‘touch’ e i ‘messaggi vocali’ abbiamo sostituito penne, matite e tutto l’armamentario analogico, anche se molti fingano di non essersene accorti (vedi mio pezzo “La scuola il solito mattone“). Ma qui si tratta ormai di fare uno sforzo ‘immaginifico’ in più.

Vedere le mamme di oggi che controllano i device dei figli attraverso il proprio cellulare, è un sistema primitivo, che abbiamo ereditato dalle nostre di mamme, che dalla cucina sbirciavano di tanto in tanto cosa i figli guardassero in televisione.

È evidente a chiunque che non può più funzionare così: il futuro ha bisogno dei futuristi; non si può più avere un approccio educativo passatista con una tecnologia futurista.

La cosa necessaria da fare, quindi, è introdurre quanto prima una vera e propria identità digitale per ciascuno di noi, non solo grandi ma anche piccini, in modo che faccia da certificazione per chi ‘produce’ e da protezione per chi ‘consuma’. E che soprattutto per i bambini faccia da filtro.

Insomma, un po’ come quello che succede per i professionisti, quando usano la firma digitale per farsi riconoscere sulle piattaforme digitali in cui operano ufficialmente.

L’identità digitale deve funzionare nello stesso modo: la macchina deve riconoscere quale identità sta per fare ingresso nel mondo web e qualora rilevi la minore età anagrafica deve limitare in automatico la navigazione ai contenuti adeguati.

I bambini devono essere liberi di navigare nel mondo web in modo autonomo e sicuro, e la sicurezza non gliela possono dare certo i flag sui moduli digitali o l’accettazione dei cookies o le autocertificazioni sull’età. Ma nemmeno i genitori spy

Dobbiamo quindi abituarci all’idea che – così come nel mondo reale circoliamo con in tasca la carta d’identità – nel mondo virtuale dovremmo circolare con l’identità digitale.

Le autocertificazioni e le carte bollate sono roba preistorica. Oggi la Storia si scrive in digitale. E se non la scriviamo subito, condanniamo i nostri figli a un nuovo analfabetismo. Con o senza click.

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